Il diario di Federica

Tratto dal Diario di Federica

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9 marzo – Sono nel cortile della Scuola Media Besta in marzo 2004, faccio la ricreazione felice, ignara di tutto e con i miei lunghi capelli a cui tenevo tanto.

federicalunghi

30 aprile – Tutto era già iniziato ma nessuno lo sapeva:
TRATTO DAL DIARIO DI FEDERICA Questa mattina mi sono svegliata felice, il mio primo pensiero è stato: “che bello!!! Oggi si va in gita!!!”. Avevo preparato dei vestiti adatti per l’occasione, dato che capita solo una volta all’anno di andare in gita in compagnia dei propri compagni di classe; ma purtroppo, affacciatami alla finestra, vidi il cielo coperto di nuvole e una pioggerellina sottile, che bagnava tutto quello che mi era permesso vedere dalla tapparella semi-abbassata.
Il brutto tempo mi mise di cattivo umore e, in più, dovetti cambiare vestiti, perché la mamma non voleva che io uscissi in maglia a maniche corte (anche se mi piaceva tanto) e pantaloncini. Così mi dovetti vestire come aveva deciso lei, e guarda a caso, uscii di casa, dopo aver fatto colazione, vestita tutta di nero, il colore che rappresentava quella giornata iniziata male. Il luogo del ritrovo era fuori dalla scuola alle sette e mezza, dove, un pullman, ci stava aspettando.
Una volta arrivati gli ultimi ritardatari, ci salimmo sopra ed io mi accomodai vicino a Jxxxx, la mia migliore amica. Il pullman si sarebbe fermato a Mantova, dove saremo saliti su un battello a esplorare il fiume. Appena arrivati, con i professori Fxxxx e Axxxx, ci siamo imbarcati su un battello, il quale ci permetteva di scoprire il lago e gli animali che lo popolavano, anche nelle insenature più nascoste.
Per arrivare al posto dove dovevamo pranzare, c’era da camminare, e, sfortunatamente, non avevo indossato delle scarpe resistenti all’acqua, così dovetti stare parte della mattinata e tutto il pomeriggio, con le scarpe bagnate.
In tardo pomeriggio, abbiamo ripreso il pullman e siamo tornati a scuola, dove ci attendevano i nostri genitori.
Feci poi la doccia, andai a mangiare e infine subito a letto. È stata una giornata davvero fantastica, è partita dal colore nero per arrivare ad un bel giallo intenso…vorrei che per ogni giorno di scuola ci fosse una gita diversa!

1 maggio – Caro diario, oggi ho la febbre, sarà colpa delle scarpe che si sono inzuppate di pioggia oppure il fatto che, siccome è sabato, preferisco stare a letto a dormire.

11 maggio – Oggi con la prof. A………, abbiamo iniziato i balli di gruppo, ai quali io non ho potuto partecipare, perché mi è tornata la febbre. Così, ho chiamato il papà e gli ho chiesto se mi veniva a prendere e, mentre lo aspettavo, sono stata seduta su una sedia a guardare i miei compagni, che ballavano e si divertivano…uffa!
Poi, il bidello D………….mi ha chiamato per dirmi che era arrivato il mio papà; così mi sono preparata e, quando sono arrivata a casa, mi sono accorta che non avevo più la febbre.
A cena la mamma ha deciso che domani chiamerà la pediatra, perché dice che non è possibile che la febbre continui a venire e a passare così…
Sì, perché, devi sapere, che è da un po’ di giorni che mi vengono delle linee di febbre alla sera e poi mi passano senza che io prenda niente…e poi ultimamente sono un po’ fiacca, ed al pomeriggio ho sempre sonno…

15 maggio – Questa mattina avevo una gran paura: dovevo andare a fare l’esame del sangue, dato che la dottoressa ce lo aveva consigliato come controllo per la febbre, che continua a venire e poi a passare, strano no?
La mamma mi ha svegliato presto, ma io ero già sveglia, carica di ansia, dato che gli aghi mi fanno una gran paura… Siamo andate in macchina fino all’ambulatorio, una volta entrate, abbiamo salito dei gradini di marmo bianco fino ad arrivare ad una grande sala, dove molte persone attendevano di essere chiamate per farsi bucare. Ho atteso solo dieci minuti e poi mi hanno subito chiamato: “Simoni”. “Noo, ho pensato, di già?”
Sono così entrata in un’ altra grande sala, dove c’erano sei poltrone e su ognuna un signore con il braccio rivolto verso l’infermiera… Mi si è presentata un’infermiera di mezza età, un po’ abbondante, ma dai modi molto gentili e mi ha fatto accomodare sulla poltrona.
Non puoi immaginare com’ero agitata…ho iniziato a piangere come una pazza. Avevo deciso che non volevo più farle il prelievo. Poi vedendo la faccia delle mamma molto contrariata, mi sono messa tranquilla, ho aspettato che l’infermiera riempisse le provette con il mio sangue, e appena aveva terminato mi sono sentita svenire. Così mi ha fatto sdraiare con le gambe in alto e mi ha dato una bustina di zucchero, di quelle che ci sono nei bar, per tirarmi un po’ su; ma io non vedevo l’ora di andarmene da quel posto, quindi, dopo poco sono andata via con la mamma a seguito.
Mentre tornavamo a casa la mamma mi ha detto che non mi dovevo così montare d’ansia, che avevo esagerato, che dovevo stare più tranquilla ecc. ecc. … Ma a che cosa servono le mamme se non a brontolare?!
16 maggio – Altre visite…uffa! La pediatra ha guardato le analisi del sangue e va tutto bene (per fortuna, così non dovrò più fare altri buchi), ma la febbre continua a venire ed io sono ancora stanca. Così mi ha consigliato di andare all’ospedale S. Orsola a fare una lastra… mi emoziona andare in quella grande struttura. Ci sono andata due volte in tutta la mia vita: la prima, ovviamente, è stata quando sono nata; la seconda perché avevo preso un colpo di frusta e mi dovevo mettere il collare ortopedico nel collo.
Molti medici pensavano che il mio male al collo fosse dovuto ad un incidente in macchina, invece è stata colpa di J……… se mi sono fatta male. Ora ti spiego: ero alla baracchina, quella vicino a via del Lavoro e stavo scherzando con dei miei amici dell’elementari. All’improvviso J…….. mi ha fatto uno sgambetto per scherzare, ma io sono caduta all’indietro sbattendo la testa…se ci avessero creato con due braccia dietro la schiena, sarei caduta meglio e le volte in cui sono stata in ospedale si ridurrebbero a una.
Comunque quando sono stata in ospedale mi è piaciuto, perché mi sono sentita coccolata da tutti, ma non mi sono piaciuti ne i letti, ne il mangiare (che non è neanche paragonabile alle zuppe di verdura, o peggio, di zucca, che la mamma prepara quando la verdura che abbiamo nel frigo diventa troppa).

20 maggio – Caro diario,
Oggi pomeriggio sono andata a fare la lastra: accompagnata dalla mamma sono arrivata alla radiologia, dove ho aspettato un sacco di tempo prima che mi ricevessero… quando è stato il mio turno, un’infermiera ha aperto la porta e mi ha chiamato dentro la stanzetta, mi ha fatto svestire ed accomodare sul lettino. La stanza era buia e piccola, con le porte di legno e una sedia appoggiata in un angolo, il macchinario occupava gran parte della stanza, ma non avevo paura. L’infermiera era riccia bionda con gli occhi chiari ed indossava una maglia a maniche corte e dei pantaloni lunghi, entrambi bianchi, attaccata alla tasca dalla maglietta aveva il tesserino di riconoscimento e dentro ad essa c’erano varie matite e penne; inoltre, vicino al tesserino, c’era una specie di rettangolo grigio che, mi ha poi spiegato, serviva a vedere se superavano la soglia di radioattività; inoltre calzava delle ciabatte, anch’esse bianche tutte chiuse con dei forellini. Intanto che mi preparavo, la radiologa, mi ha raccontato che aveva un figlio più o meno della mia età e mi ha chiesto se ero contenta che fra meno di un mese finiva la scuola ed io ho risposto subito che ero felicissima e che non vedevo l’ora che iniziassero le vacanze.
Poi mi ha fotografato tutto il corpo, lei, per proteggersi dai raggi, si è rinchiusa in una cabina, in modo da essere protetta e di vedermi allo stesso tempo. Prima di far partire i raggi ha detto: “mi raccomando, non muoverti”; io ho cercato di muovermi il meno possibile, ma dentro il mio corpo sentivo che c’era movimento: la mia pancia brontolava, il mio cuore batteva, i miei muscoli erano un po’ irritati a stare in quella posizione non del tutto naturale ed, in più, avevo un gran prurito al naso e facevo una gran fatica a resistere al desiderio di non grattarmi.
Dopo aver fatto le lastre mi sono rivestita e sono uscita, speravo di andarmene a casa, ma un dottore ha fermato la mamma e ha detto di aspettare. Dopo poco, mi hanno chiamato in un’altra saletta e mi hanno fatto una ecografia, quello che si fa alle mamme in cinta per vedere il bambino. L’esame consiste nel passare una specie di mouse con del gel sopra per vedere quello che hai dentro il corpo. Mi hanno fatto scoprire la pancia e appoggiato quel gel freddo, io provavo a guardare nel monitor, ma non capivo niente, era tutto nero. Il dottore ha iniziato a parlare con mia mamma di cose che non capivo, quindi, mi sono messa a guardare i disegni intorno alla stanza, c’erano un sacco di disegni dei Pokèmon, fra cui il mio preferito: Gigllipuff; inoltre c’erano i dalmata del cartone i 101 e Robin Hood.
Poi ho ripreso ad ascoltare ciò che diceva il dottore e l’unica cosa che ho compreso è stata che mi dovevano ricoverare. Così ho pensato, sarà perché ho la febbre e, quindi, vogliono tenermi controllata. Quando il dottore si è girato verso di me e mi ha chiesto se mi andava bene rimanere lì, io ho accettato; in fondo, ho pensato, un po’ di vacanza non mi farà male e poi avrò un altro po’ di coccole; ma la faccia della mamma era molto preoccupata e guardando bene i suoi occhi vedevo una velatura di lacrime, ma lì per lì ho pensato fosse solo un po’ di stanchezza.
Mentre stavano allestendo la mia cameretta in pediatria, sono uscita in un giardinetto lì vicino. Dopo un po’ è arrivata A……., accompagnata dalla sua mamma, con un regalino: dentro c’ erano una penna verde brillantinata, che profumava di mela ed un quadernino…appena aperto il pacco ho pensato: non sono neanche ricoverata, ma già ricevo attenzioni e regali.

21 maggio – Che nottataccia!!! Mi hanno messo in camera con una bimba che ha bisogno di una macchina per respirare, poverina. Ma la macchina fa un gran rumore, quindi non ho dormito bene; in più sta mattina, mi hanno alzato presto per fare l’esame del sangue. Io ho chiesto alla mamma se potevano prendere le analisi del 19 maggio, ma erano troppo vecchie per loro, quindi un altro buco…questa volta però non mi sono sentita svenire, ma avevo paura lo stesso. Sono ritornata in camera e ho fatto colazione, poi verso le 11 un’infermiera è arrivata dicendo che mi dovevano fare una puntura nella schiena. Punturaaa??? E nella schiena per di più??? …………….

Io, la puntura, non la volevo assolutamente fare, prima di tutto perché avevo paura che mi facesse un gran male e poi, per il nome: Lombare, il quale non mi piaceva neanche un po’. Dato che, intanto, era arrivato il babbo sono entrata con lui nell’ambulatorio; dentro c’erano tre dottori.

Mi hanno detto di sdraiarmi sul lettino sul lato sinistro e di raggruppare le gambe, il babbo si era seduto vicino a me e mi guardava in faccia e stringeva la mano, un dottore mi aveva passato la mano sotto la pancia e mi teneva stretta ed un altro mi teneva le gambe, l’ultimo invece preparava le siringhe.

Prima di iniziare mi hanno tolto la cremina anestetica, che mi avevano messo per sentire meno male. Mentre mi bucavano, ho scoperto che non era una sola puntura, ma tre di seguito: la prima, quella che mi ha fatto meno male, iniettava del liquido, la seconda, un po’ più male, mi prelevava, quello che poi ho scoperto essere il midollo e l’ultima, la più dolorosa, iniettava un altro liquido, che mi dava una scossa alle gambe. Io, mentre facevano i loro comodi, piangevo e piangevo, non più dalla paura, ma dal male; ed, alla fine, ero tutta sudata e molto stanca.

Mi hanno riportata a letto e sono rimasta un po’ sdraiata, dopo un po’ mi sono alzata per andare a fare una camminatina e riprendermi un po’, ma le gambe mi davano la scossa, quindi sono andata a letto, con me c’era la nonna R….., che ha chiesto agli infermieri il perché di quelle scosse, molto semplice: si erano scordati di dirmi che, per almeno un’ora, dovevo stare sdraiata. Dopo aver pranzato, se così si può definire, i miei amici degli scout mi sono venuti a trovare. Mi sono meravigliata, perché è venuta anche della gente con cui io non parlavo mai, ma sono rimasta contenta; soprattutto perché mi è venuta a trovare D………….., alle quale io voglio molto bene.

23 maggio – Eccomi, ricoverata in ospedale, e non capisco perché mi tengano ancora qui e non mi lascino andare a casa, non perché sia preoccupata per la scuola, tanto me la cavo…però il cibo non mi piace, e neanche i letti: ci dormo scomoda, per non parlare delle camere; non hanno un minimo di personalità: ci potrebbero attaccare dei disegni, oppure tingere i muri: ogni parete di un colore diverso. In compenso, molti miei amici mi vengono a trovare e mi sento molto amata e coccolata; e poi i muri dei corridoi sono tutti colorati.

24 maggio – Oggi è stata veramente una giornataccia, per fortuna che con me c’è la mamma e il papà, la mia Dada, che sarebbe la mia zia preferita e i miei nonni e i miei cugini, i miei amici, gli amici dei miei genitori…( e potrei andare avanti) che mi danno man forte. Questa mattina mi sono svegliata e attaccato al mio letto c’era un cartello con su scritto: “digiuno”. Così non ho potuto fare colazione. La mamma mi ha spiegato che mi dovevano fare un piccolo intervento: succhiarmi via del liquido, che avevo intorno al polmone. Io ero tutta preoccupata, perché pensavo di sentire male, poi la mamma mi ha spiegato che mi avrebbero addormentato ed io non avrei sentito niente. Quando mi hanno chiamato per entrare in sala operatoria, mi sono preoccupata, così mentre mi trasportavano sul lettino, ho cominciato a fare delle domande alla mamma: e se mi sveglio e sento male? Ma no, Fede, i dottori controllano che tu rimanga addormentata fino a quando non hanno finito. E se si scordano? E se sbagliano a fare qualcosa? Ma tu rimani dentro con me, vero? Certo, finché non ti addormenti.
Prima di entrare in sala operatoria, i dottori hanno fatto vestire la mamma, le hanno fatto mettere una cuffietta verde chiaro in testa, una tuta verde, che la copriva interamente e dei copri scarpe azzurri. Anche io mi sono preparata, mi hanno fatto togliere la maglietta e ho dovuto mettere la cuffia nei capelli. I miei capelli mi piacciono molto: sono lunghi fin sotto le spalle, lisci e di colore castano chiaro. in classe batto tutti per la mia lunghezza, a parte Q….., la mia amica cinese, che gli ha lunghi più dei miei. Un infermiera mi ha portato dentro la sala, lì mi hanno attaccato degli elettrodi e messo nel dito una specie di ciappetto, che serve per misurare i battiti del cuore, infine mi hanno dovuto bucare un’altra volta.

Tutti mi dicono sempre: “Che belle vene che hai” e a me verrebbe da rispondere: “Allora lasciatemele stare, così rimangono belle e non con tutte le crosticine”. Mi hanno messo per flebo un liquido bianco e mentre tenevo la mano alla mamma, mi hanno fatto le solite domande che si fanno a una ragazza che non si conosce: “ma quanti anni hai? Che scuola fai? In che classe sei? Ai fratelli o sorelle?” …e mi hanno dato le solite risposte: “ma sai che anche mio figlio ha la tua età? Ma sai che una mia amica insegna nella tua stessa scuola? Ma dai, anche mia figlia è in seconda media”. A queste risposte ti verrebbe solo da pensare a due cose: ma quanto è piccolo il mondo e …non potrebbero cambiare domande? Me le hanno già fatte in tanti, non potrebbero chiedere, che sò: qual’ è il tuo colore preferito? Qual’ è il cibo che più ti piace? Che sport fai? Come si chiama la tua migliore amica? Dove ti piace andare in vacanza? Mah …forse hanno uno schema preciso da seguire, vai te a capire…
Al mio risveglio mi sono trovata in un altro posto, non c’era nessun rumore, ero in una stanza con due letti vuoti ed io ero ancora sulla barella, un po’ frastornata, vicino a me c’era la mamma, che mi ha subito chiesto come stavo. Io le ho risposto, che stavo bene, non sentivo alcun male, per fortuna. Così lei ha iniziato a parlare….io non l’ho ascoltata attentamente, perché ero molto stanca; ma dopo aver sentito: “Ti dovranno fare delle cure e perderai i capelli” mi sono risvegliata, ho sperato che stesse scherzando, ma invano… ho pensato che avesse capito male, quale medicina ti fa perdere i capelli? Ma quando ho capito che non stava scherzando mi sono messa piangere e anche lei per farmi compagnia e anche perché era molto dispiaciuta… mi sono fatta fare le punture, sono stata tutto il tempo buona, non mi sono quasi mai lamentata, perché devono farmi questo? Dal quel che ho capito è l’unico modo di guarire, ma guarire da cosa? Qualcuno mi vuole spiegare che cosa sta succedendo? Sono io la diretta interessata! Solo io! E nessuno mi spiega?
Dopo aver accettato il fatto con rassegnazione mi sono trasferita nel mio nuovo letto e la Dada mi è venuta a trovare. Almeno mi ha tirato un po’ su il morale.

25 maggio – Allora… ho scoperto come si chiama la mia malattia, ha un nome strano, ma non sembra pericoloso, anzi, è anche buffo da pronunciare, la mamma si sbaglia ogni volta, che lo deve dire: ho un Linfoma non Hodgkin T Mediastinico (nota: la prima diagnosi di Federica non è stata corretta, solo dopo il primo ciclo di cure sono stati rifatti gli esami e diagnosticato il Linfoma di Hodgkin). Le ho chiesto che cosa significa e lei mi ha detto: “Linfoma non Hodgkin è il nome della malattia e Mediastinico è la parte dove si trova la malattia, ovvero, nel mediastino, lo spazio tra i due polmoni. Esso contiene la trachea, i bronchi, l’esofago, il cuore e le strutture linfatiche”.
Quindi, per la cronaca, questa malattia è situata dentro il mio corpo e non si può vedere ne sentire con il tatto, però si può immaginare: io la immagino come tanti omini verdi con tre nasi, senza bocca, che si sono insinuati nel mio corpo, senza avere nessuna ragione.
Nel pomeriggio, dopo la merenda (ho mangiato i cracker e bevuto il succo di frutta alla pesca) è arrivata una bimba, lei ha già perso i capelli, si chiama Roberta ed è molto simpatica, è un po’ cicciotta e parla con un accento calabrese, a lei non mettono la flebo nel braccio come a me, ma ha un tubino che gli sale da sotto la maglia, chissà dove si attaccherà. È più fortunata, perché così ha tutte e due le braccia libere e può fare quello che vuole.

27 maggio – Caro Diario, sta mattina, io e la mamma abbiamo deciso che era ora di tagliarmi i capelli, dato che io ero un po’ dispiaciuta, ho deciso di farmi una treccina per mantenere, almeno per una ciocca, la lunghezza dei miei capelli ed il resto di tagliarlo a caschetto.
Così sono andata in bagno con i capelli che mi arrivavano sotto la scapola e sono uscita con i capelli che mi arrivavano sopra la spalla. Appena sono entrata in camera, R…………. e la sua mamma mi hanno fatto subito i complimenti: “Ma come stai bene con i capelli così” hanno commentato.
Domani è il compleanno del babbo, non so mai cosa regalargli, perché è un maschio e trovare un regalo per lui è sempre un’impresa, penso che alla fine opterò per un bel disegno, dato che comunque non posso uscire da qui per andare a cercarne un regalo adatto.

4 luglio – Alcune mie foto
7 settembre – E’ confermato……sono di nuovo malata……………………….Ho seguito scrupolosamente tutte le cure degli anni precedenti……….., perché la malattia è tornata? Lo temevo………….., questa estate ho sempre avuto febbre e tosse…….si può avere la tosse in estate?
3 dicembre – NUOVISSIMO PADIGLIONE DI ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA Sono in ospedale. Il reparto è nuovo e bello….ma le seggioline sono molto piccole……o io sono troppo grande?

Gennaio – E’ molto faticoso stare in ospedale, è come una prigione dorata. le cure non sono efficaci.
27 ottobre 2008 – Oggi sono andata con il babbo e la mamma a sentire che cosa i medici avevano deciso di fare.
Allora, a parte il fatto che abbiamo aspettato un’ora i loro comodi, quando mi hanno ricevuto, quel brutto Baceffo (che sarebbe il dottore capo), ha iniziato a dire: “Allora…qui ci sarebbe bisogno di fare una bella tac”. Io sono sbottata e ho detto: “guardi, la tac l’ho fatta il 29 settembre ed io non ho intenzione di farne un’altra dato che non è passato neanche un mese d’allora”. Non l’avessi mai detto, a quel punto, quel tappo di champagne, si è rizzato, ………….., sulla sedia e ha pronunciato le seguenti parole: “non devi parlarmi con questa arroganza, ci devi portare rispetto”, ma l’ha detto in un modo che, in questo caso, l’arrogante era lui. Poi ha guardato il babbo e ha detto: “Scusi sa…”, non si deve micca scusare con lui, e poi che cosa ti scusi se pensi di aver ragione? Il babbo gli ha risposto: “io sono contento che Federica sia così combattiva, anche perché ormai è stanca…ha tutto il mio appoggio…” palooooo grosso come una casa nei tuoi denti perfetti, Tappetto. Hai capito, lui cercava l’approvazione del paparino, dopo avermi ripreso, ma non l’ha trovata.
Abbiamo perlato del più e del meno e ci hanno proposto la seguente scaletta: a Novembre, ricovero di un mese, chemioterapia ad altissime dosi e autotrapianto… però…eh sì, c’è un però, c’è bisogno di un prelievo di midollo osseo, per vedere se è tutto okay.
Vuoi sapere, caro diario, io che cosa penso di questa storia? Allora:
primo, non ho voglia di stare ricoverata così tanto; secondo, non ho voglia di perdere di nuovo i capelli; terzo, non mi fido di quella chemioterapia che mi vogliono fare,perché il mio tumore è chemio resistente, cioè, si adatta alla chemioterapia e muta (quel bastardo) e comunque quella chemio l’avevo già fatta tempo fa, ed invece di regredire, il signorino nel mio corpo aveva deciso di aumentare. Quindi perdere tutti i capelli, stare male, non poter andare a contatto con la gente, che ha anche solo un po’ di raffreddore, ridurmi ad un cencio per niente, non ci sto proprio.11 novembre 2008 – Caro diario,
Allora!!!! Non ne posso più…come faccio a fidarmi di questi mediconzoli, se ogni volta che li vedo cambiano idea sul da farsi?
Senti oggi che cosa mi hanno sparato: sono arrivata lì alle 9 e alle 10 mi hanno ricevuto, veloci, non trovi?
Mi hanno salutato, non mi hanno neanche visitato e hanno detto che loro intendono seguire questo programma:
-farmi, fino alle vacanze di Natale, una chemioterapia, che non mi fa perdere i capelli, ma li fa solo diradare
-a Gennaio, mi ricoverano per tre settimane e mi fanno l’autotrapianto, preceduto da quattro giorni di chemioterapia bella tosta, così perdo per la terza volta tutti i capelli
-un po’ di tempo per recuperare
-ed infine… concludiamo in bellezza: in Maggio un altro trapianto, ma questa volta, signore e signori, un trapianto da donatore…che, tra parentesi, la volta prima, il Baceffo, aveva detto che c’era il 30% di tasso di mortalità e che era troppo pericoloso fare, cosa facciamo? Ci rimangiamo tutto quello che si è detto in precedenza?… ullalà, …………………………………………………………………
In realtà Federica ha fatto l’autotrapianto in maggio, ma poi non è seguito il trapianto da donatore, per motivi vari:
– problemi medici dovuti agli effetti collaterali della chemioterapia
– problemi dovuti al rifiuto psicologico del trapianto da donatore
– problemi legali/organizzativi/personali della staff medica che seguiva Federica.
Federica si è sentita abbandonata dai medici che non rispondevano alle sue e alle nostre chiamate e messaggi.
Ad ottobre ci siamo rivolti ad un altro ospedale per tentare una cura sperimentale, visto che nel frattempo la malattia era ripresa con rinnovato vigore e il trapianto da donatore non sarebbe comunque stato più possibile

3 risposte a Il diario di Federica

  1. Gaia scrive:

    bellissimo questo diario!!!!!!!

  2. Susanna Maria scrive:

    Sono commossa. Quanta ingiusta sofferenza che viene compresa solo da chi ha patito le stesse sofferenze. Sono la mamma di un ragazzo che ha da poco finito le cure per LDH.
    Con rammarico devo dire che talvolta c’è anche molta insensibilità. Spesso è più facile girarsi dall’altra parte che chiedere “come sta tuo figlio?” La scuola dovrebbe essere più vicina. Ad esempio l’anno scolastico al liceo è stato faticosissimo, per forza di cose. Ma forse la malattia, e le dolorissime cure vengono percepite solo quando non ci sono i capelli. Appena ricrescono tutti vogliono e pretendono la normalità e i risultati. Cosa che non è possibile. Bisognerebbe stare più vicini all’adolescente che soffre ma che non vuol farlo vedere ne pesare.

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